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Occhio ai contagi in famiglia. Le fasce a rischio

Infettivologia Redazione DottNet | 30/03/2020 19:36

Dagli asintomatici ai 'guariti', ecco chi è a rischio in vista della riapertura

 Se i dati continuano a segnalare un aumento dei contagi da nuovo coronavirus in Italia, e in modo particolare in Lombardia, è soprattutto per effetto delle infezioni intra-familiari, ovvero dei contagi che avvengono in uno stesso nucleo dove è presente un soggetto positivo. Un fenomeno 'esplosivo', perchè conterebbe numeri altissimi, secondo il virologo dell'Università di Padova Andrea Crisanti, che parla di un vero e proprio 'effetto Diamond' sostenendo la necessità di effettuare più tamponi per identificare i soggetti positivi. "I dati segnalano che i contagi continuano ad aumentare e la fonte principale di contagio è a casa: stiamo cioè vedendo - spiega Crisanti - un 'effetto Diamond Princess'".

Come sulla nave Diamond, ferma in Giappone per giorni con molti positivi a bordo e dove si è assistito ad un propagarsi di contagi anche per l'ambiente circoscritto in cui erano confinate centinaia di persone, allo stesso modo, secondo l'esperto, il contagio intra-familiare nei nuclei con soggetti positivi è "molto alto".  La "probabilità che un soggetto si infetti se vive in casa con un positivo - afferma - è oltre 100 volte maggiore". Per questo, avverte, "vanno fatti test e tamponi in modo massiccio".    In vista della 'riapertura' del Paese e delle varie attività, si pone dunque il problema di come 'certificare' che un soggetto non sia positivo o sia 'guarito'. Dai positivi agli asintomatici, varie sono le fasce 'a rischio' in vista della riapertura che in ogni caso, non potrà avvenire a breve o prima di Pasqua.

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    - POSITIVI CON SINTOMI: restano contagiosi per un tempo medio di 2-3 settimane dal momento del contagio. Solo dopo 2 test tampone negativi e consecutivi a distanza di 24 ore, il soggetto è considerato guarito e non più contagioso.

    - ASINTOMATICI: rappresentano dei vettori perchè la loro carica virale, afferma Crisanti, "è paragonabile, uguale o maggiore a quella dei sintomatici". Il tempo di contagiosità è invece incerto: secondo alcuni ricercatori potrebbe sempre essere di 2-3 settimane, ma da studi cinesi sembrerebbe che la dispersione del virus da parte degli asintomatici si verifichi per 4-5 giorni.

- POSITIVI CON SINTOMI LIEVI: la metà di tali pazienti ha ancora il virus nell'organismo, e quindi è potenzialmente contagiosa, fino a 8 giorni dalla scomparsa dei sintomi. Emerge da uno studio sino-americano che avverte: "Se hai avuto lievi sintomi respiratori, estendi la quarantena per altre due settimane dalla scomparsa dei sintomi, per essere sicuro di non contagiare".

    - I RECIDIVI: si sono registrati casi, anche in Cina, di soggetti che una volta guariti si sono reinfettati. Al momento sono in corso studi sullo sviluppo dell'immunità al virus.

    - UNA 'PATENTE' DI GUARIGIONE: la Lombardia, ha detto il governatore Luca Zaia, sta lavorando alla soluzione del test sierologico. "Stiamo cercando di ragionare in modo da dare una 'patente' che attesta che tu hai avuto la risposta anticorpale".     Più tamponi vanno fatti anche secondo il vice ministro alla Salute Pierpaolo Sileri, mentre il presidente della Federazione degli Ordini dei medici Filippo Anelli considera una possibile soluzione utilizzare i test rapidi, quando saranno validati dall'Iss, prima del rientro a lavoro.

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